giovedì 6 giugno 2013

Cercavo la grande bellezza, ma non l'ho trovata

Quando parliamo di moda, ovviamente si intende un po' tutto. Si, perché moda significa esattamente tutto ciò che una comunità sociale fa in un determinato periodo, quindi questo lo possiamo applicare ad un sacco di settori, tra cui il cinema.
E, in questo momento, c'è un film che a Siracusa sta andando taaaaaanto di moda. Già, perché fare gli intellettualoidi, finto chic, ci piace un sacco!!
Quindi armata di buona volontà, con in testa l'idea di vedere un gran film, ieri sera ho trascinato il mio migliore amico al cinema a vedere "La Grande Bellezza" di Paolo Sorrentino, candidato al Festival di Cannes per la Palma d'oro.

Il film si apre su uno scorcio del Gianicolo, a Roma. Un coro canta e un turista muore d'infarto.
Dopo questo inizio drammatico, la scena si ribalta completamente e si viene catapultati in una Roma fatta di festini, di musica, di cocaina e di eterni peter pan.
Si, credo che uno dei temi, e lo squallore che questa cosa ne deriva a mio avviso, è proprio questo: persone over 50 che non accettano l'idea di invecchiare, continuando a fare i viveur per tutte le feste mondane della città, ma non solo: tutta questa gente priva di contenuti finge di interessarsi ad eventi culturali, di teatro contemporaneo, senza capirne nulla, o, meglio ancora, senza avere la voglia di cercare di capire cosa esso voglia rappresentare.

Il protagonista del film, Jep Gambardella, è un giornalista, ex scrittore (molto apprezzato per quel suo unico romanzo scritto in gioventù) che vive Roma, dal pomeriggio alla notte.

"Io berrò tanti drink, ma non da diventare molesto. E poi, quando voi di alzarete, io andrò a dormire"

Lui stesso dice che quando da giovane arrivò a Roma non voleva essere mondano, ma voleva essere colui che decideva quando una festa doveva finire.

"Tu perché non hai più scritto un libro?"
"Perché sono uscito un sacco, tutte le sere"
 
Il tema su cui tutto il film si incentra è la morte. Prossima. Ventura.
Jep, a 65 anni di vita sfrenata, si accorge di non aver ottenuto nulla: scopate inutili, il suo grande amore perso, tempo trascorso a fare cose che non gli interessavano, amici che partono, amici che muoiono. E' così che si snoda tutto il racconto.

"La gente ti ha deluso?"
"Sono stato io ad essere deludente"

Il film è fatto di pochissimi dialoghi e molti lunghi silenzi. Spesso il regista ci vuole fare vedere il mondo con gli occhi di Jep, e lui pensa e ripensa alla sua vita cercando di essere sarcastico, ma in fondo sarcastici con se stessi non lo si può essere. Siamo i più grandi critici di noi stessi, e se non lo siamo, allora siamo dei grandi idioti. Non ci possiamo mentire da soli per sempre. E Jep capisce questo, a 65 anni.
 
"E finisce tutto così, con la morte. Ma prima c'è stata la vita, sepolta sotto il bla bla bla..."

Ho amato la fotografia della pellicola, presentissima in ogni scena. I colori, l'alternanza dei chiaro/scuro, il dualismo di una vita romana sfrenata ma con immagini costanti di chiesa, di suore che si fanno il botulino e di vescovi così vuoti ed inutili che davanti alle grandi domande della vita scappano, senza neppure ascoltarle. Il decadimento di una società in cui l'apparire è ciò che conta: avere una bella casa, una bella vita, avere dei figli, essere ricco, avere un ottimo lavoro rispettato ed invidiato, avere il marito perfetto. Ma è tutto falso. Le loro vite sono devastate.
E qui mi sorge una domanda che da molti giorni mi pongo: essere felice facendo ciò che piace, o essere depressi facendo quello che la "buona società" ci indica come "buono e giusto"? Molti risponderanno che sicuramente è corretta la prima, ma quanti di voi lo fanno realmente?

Buona visione, baci baci
Stè


2 commenti:

  1. Quasi nessuno riesce ad essere felice facendo ciò che piace, ma rinunciarci in partenza mi sembra assurdo. Uno ci prova, magari combattendo, contro tutto e tutti quelli che ti dicono di crescere, che sogni, che perdi il tuo tempo. Anche perchè se poi li guardi bene quelli lì, sono tutti individui che hanno rinunciato, o che non ci hanno mai provato, a cercarsi la propria dimensione felice in questa società e si sono lasciati ingabbiare in routine solide e sicure ma terribilmente limitanti e deprimenti.
    Quando riesci ad essere felice perchè fai quello che ti piace, la mattina il caffè ha un sapore migliore, non maledici gli antenati dello stronzo che ti taglia la strada al semaforo, apprezzi di più le cose apparentemente insignificanti come il sole o un'automobilista educato che si ferma per lasciarti attraversare anche se non sei sulle strisce pedonali :)
    E tu sei un'esplosione di vita e colore cara mia e anche se fingi di porti la domanda, la risposta la conosci già benissimo :)
    Sei bella <3

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  2. D'accordissimo con te, Stefania. E mi è piaciuto molto il titolo del pezzo :D
    Abbiamo pubblicato anche noi un articolo molto critico a "La Grande Bellezza" su www.ecologiadelverso.wordpress.com :
    https://ecologiadelverso.wordpress.com/2013/06/03/quale-prospettiva-recensione-di-giuseppe-benvenuto-bonafede-a-la-grande-bellezza-di-paolo-sorrentino/

    Un caro saluto!

    Riccardo Raimondo

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